Le grandi religioni monoteiste soffrono di una obsolescenza così rigida da risultare grottesca nel XXI secolo. Ancorate a dogmi medievali, si rifiutano di evolvere di un millimetro, incapaci di adeguarsi ai progressi morali e sociali dell'umanità. Rimangono arroccate su posizioni reazionarie e bigotte, in un immobilismo che tradisce la paura che le proprie fragili certezze non reggano al confronto con il mondo moderno.
È evidente che religioni così anacronistiche e distanti dalle esigenze umane non possono più motivare adeguatamente i propri fedeli, ormai stanchi delle risposte preconfezionate a problemi attuali. Eppure, persistono nel rifiutare qualsiasi confronto con la società civile, nella convinzione che la verità rivelata non abbia bisogno di adeguarsi ai tempi. È paradossale come religioni che si proclamano detentrici di assoluti inattaccabili dimostrino nei fatti un'insicurezza e una fragilità tali da non poter tollerare il dissenso.
La chiusura al dibattito e al libero pensiero tradisce la paura che le proprie certezze, granitiche in apparenza, non sopportino una discussione aperta e onesta. Per questo si oppongono strenuamente a questioni come libertà individuali, parità di genere, eutanasia, giustificando il proprio oscurantismo con la presunta volontà di dio. Ma se dio ha creato l'uomo a sua immagine, come può volerne l'infelicità e la mancanza di libertà?
È innegabile che alcune religioni continuino a fornire supporto spirituale ad alcuni fedeli. Tuttavia, se non aprono gli occhi sul mondo moderno, comprendendone le istanze e accettando un dibattito costruttivo, sono destinate a un rapido declino, divenendo reliquie di un'epoca passata. La sopravvivenza di queste religioni dipende dalla loro disponibilità a confrontarsi con una società in progresso senza arroccarsi su posizioni precostituite.
Finché persisteranno nell'imporre verità rivelate invece di stimolare la riflessione, nel negare la libertà di coscienza in nome di obblighi divini, saranno condannate all'irrilevanza. L'uomo moderno non ha bisogno di oracoli ma di guide che lo accompagnino nella ricerca del senso ultimo della vita. Religioni che temono il libero arbitrio e si proclamano uniche detentrici della verità sono inadeguate alle esigenze di un'umanità adulta e responsabile. Destinate a essere abbandonate alla polvere del tempo, a meno di un radicale mutamento di rotta. Ma la metanoia, il profondo ripensamento, non sembra alla portata di chi pretende di possedere la verità. E così la distanza tra uomo e religioni obsolete si fa sempre più ampia, in un divario che nemmeno la presunta volontà divina potrà colmare.