Messo alle strette, con un numero crescente di persone disinteressate all'esistenza di Dio, L'Avvenire pubblica il solito articolo semestrale intitolato "La scienza non può più negare l'esistenza di Dio", tratto da un libro di Olivier Bonnassies e Michel-Yves Bolloré. Questi autori hanno scritto su cosmologia, fisica, storia e teologia per dimostrare che non c'è contrasto tra fede e ragione. Tuttavia, nemmeno gli scienziati atei si permettono di ragionare in termini di "contrasto": la scienza è basata su prove, mentre la fede è... fede.
Premesso che, come ho già scritto qui, l'onere della prova spetta a chi afferma l'esistenza di Dio, non a chi la nega. Come già sostenevano i latini, "Affirmanti incumbit probatio" - la prova tocca a chi afferma. Altrimenti, tutte le affermazioni fantasiose andrebbero confutate, senza essere prima state dimostrate.
L'articolo di L'Avvenire sostiene che storicamente la scienza ha cercato di spiegare l'universo senza Dio, ma che scoperte recenti avrebbero rafforzato l'ipotesi di una causa intelligente originaria. Su questo punto ci ritornerò in seguito. Tuttavia, L'Avvenire dimentica nel suo articolo tutti coloro che sono stati "perseguitati, bruciati sul rogo", perché non si poteva immaginare che l'universo potesse esistere senza un "Dio buono" suo creatore, e non c'era una ragione scientifica al di fuori di Dio.
Veniamo al punto.
L'articolo di Olivier Bonnassies e Michel-Yves Bolloré sostiene che le recenti scoperte scientifiche avvalorano l'esistenza di un Dio creatore, affermando che la scienza e la fede non siano in conflitto ma possano coesistere. Tuttavia, esistono argomentazioni scientifiche e filosofiche che confutano questa posizione.
Bonnassies menziona la termodinamica come prova che l'universo ha avuto un inizio e quindi richiederebbe una causa esterna. Tuttavia, l'interpretazione della termodinamica non implica necessariamente un creatore. La cosmologia moderna, in particolare il modello inflazionario, suggerisce che l'universo possa essere emerso da fluttuazioni quantistiche nel vuoto, senza la necessità di una causa trascendente. La scienza continua a esplorare queste possibilità, e non c'è consenso che l'inizio dell'universo debba essere attribuito a un Dio.
Occorre anche ricordare che la moderna cosmologia sta considerando l'ipotesi che l'universo non abbia mai avuto un inizio e che il Big Bang non sia che la parte finale di una fluttuazione locale dello spazio che ci circonda. Se questa teoria venisse confermata, verrebbe meno l'idea stessa di un meccanismo iniziale che abbia dato vita all'universo, mettendo totalmente in discussione la necessità di un creatore, come sostenuto dalla dottrina cattolica.
L'argomento secondo cui l'universo è "straordinariamente regolato" per permettere la vita è un punto centrale nel discorso di Bonnassies. Tuttavia, la biologia evolutiva offre spiegazioni alternative per l'apparente ordine dell'universo. La selezione naturale può spiegare come organismi complessi si siano evoluti in risposta a un ambiente specifico. Inoltre, l'idea di un "universo regolato" è stata messa in discussione da scienziati che suggeriscono che potremmo vivere in uno dei molti universi possibili, dove la vita emerge semplicemente in quelli che presentano le condizioni giuste, e che in altri universi la vita potrebbe essere enormemente diversa da come noi la conosciamo.
Bonnassies afferma che il materialismo è diventato una "credenza irrazionale". Tuttavia, il materialismo scientifico si basa su evidenze empiriche e su un metodo di indagine che ha portato a progressi significativi nella comprensione del mondo naturale. La scienza non pretende di avere tutte le risposte, ma si basa su prove e dati verificabili. Prove che possono anche cambiare nel corso del tempo grazie a nuovi strumenti di verifica. La fede, al contrario, richiede un'accettazione senza prove tangibili, rendendo difficile la sua giustificazione in un contesto più razionale o scientifico.
L'autore sostiene che la figura di Gesù rappresenti un'anomalia storica difficile da spiegare senza ricorrere a cause soprannaturali. Tuttavia, gli storici e i biblisti hanno fornito spiegazioni contestuali e sociologiche per il suo impatto, considerando il contesto politico, culturale e religioso dell'epoca. La storia di Gesù può essere vista come il risultato di un movimento sociale e religioso piuttosto che come un evento miracoloso. L'interpretazione di eventi storici deve essere basata su prove e non su presupposti presi ad hoc, cui si da una natura divina in modo forfettario.